L’istituto Italiano dei Castelli e il Palazzo Giudicale


Porta a mari in una ricostruzione del compianto Mauro Ferreri

E’ stata istituita la delegazione di Oristano dell’Istituto Italiano dei Castelli: il presidente è l’ingegner Carlo Caboni, la sezione si articola in quattro commissioni: I Castelli storici, II Torri costiere, III Nuraghes, IV La vita dei sardi.  Per l’occasione è venuta a Oristano la delegazione di Cagliari, presieduta dall’ing. Michele Pintus, ed è stato aperto al pubblico l’ex carcere di piazza Manno, fra le cui mura si celano le antiche strutture del palazzo medievale dei Giudici d’Arborea. Il recupero del palazzo, ormai un unicum nella storia giudicale, è il primo obiettivo della delegazione. A fare da cicerone fra le antiche vestigia arborensi, l’architetto Fabio Virdis, autore di una tesi di laurea intitolata Il Palazzo Regio dei Giudici d’Arborea ad Oristano. Virdis ha illustrato le varie trasformazioni subite dalla struttura nel corso della storia, la più importante delle quali è la costruzione ex novo del braccio cellulare sui resti dell’antico castrum, secondo un modello architettonico comune nell’800 ma irrispettoso del genius loci. La relazione dell’architetto è proseguita nella sala del consiglio comunale, con la proiezione di slide e di una animazione in cui il complesso  Porta a mari-Torre-Castello è stato ricostruito tridimensionalmente. Il nodo da sciogliere riguardo all’acquisizione della struttura è dovuto al fatto che questa è di proprietà del demanio dello Stato. Il presidente Caboni ha sottolineato che la proprietà è del demanio, ramo storico-artistico e dunque, poiché “l’Agenzia del Demanio è impegnata, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nella valorizzazione culturale di beni di grande valore storico-artistico, il bene, sulla base di un progetto di recupero e riqualificazione che ne garantisce la tutela, può essere trasferito a titolo gratuito all’Ente locale interessato (il Comune ndr), ai sensi dell’art.5 comma 5 del decreto legislativo n.85/2010 sul federalismo demaniale”. Per quanto riguarda il reperimento dei fondi per il recupero dell’edificio, l’ingegnere ricorda “l’Italia ha restituito 15 giorni fa a Bruxelles due miliardi di euro perché non c’erano progetti sul recupero funzionale di strutture di notevole importanza storica. Quindi i fondi ci sono ma l’Italia li rimanda indietro”. Caboni rivela inoltre l’intenzione di acquisire fondi europei anche per la valorizzazione dei nuraghi, che potrebbero essere riconosciuti come castelli. In chiusura, l’architetto Danilo Scintu, studioso dei nuraghi, ha rimarcato che nella scuola sarda ancora non si studia l’epoca nuragica né quella giudicale, che sono i periodi sublimi nella nostra storia. Una delle funzioni della delegazione sarda dell’istituto dei Castelli, secondo Scintu, potrebbe essere quella di promuovere lo studio della nostra storia nelle scuole, poiché solo da questa consapevolezza  può avere inizio la valorizzazione dei nostri beni culturali anche in ambito turistico.

Articolo scritto per il settimanale L’Arborense

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