I Giganti di Monti Prama ancora divisi dal loro contesto


foto tratta dal sito di gruppo d'intervento giuridico onlus

Dopo il definitivo abbandono di Tharros, nel 1070, il Sinis rimase una terra spopolata per tutta l’età moderna a causa del costante pericolo delle incursioni saracene. Fra settecento e ottocento le coste erano finalmente divenute più sicure; fu allora che iniziarono gli scavi nella necropoli di Tharros, in cui si aprirono le tombe e vennero alla luce  i gioielli dei corredi funebri. La voce si sparse e la fama degli ori di Tharros attirò una moltitudine di cercatori, mentre dalle tombe violate venivano estratti corredi sempre più ricchi. Si continuò a scavare per decenni, talvolta giorno e notte. Come scrive Raimondo Zucca nel volume Tharros: “Gli studiosi furono in questo quadro di saccheggio un’eccezione”.  Uno di questi era il direttore del Museo di Cagliari, Gaetano Cara. Questi, fra il 1853 e il 1856, effettuò una serie di campagne di scavi a spese dello Stato e vendette un’intera raccolta di preziosi reperti al British Museum di Londra, mentre una collezione ancora più ricca andò dispersa all’asta di Christie’s. Il fatto che il Sinis sia rimasto per secoli una terra desolata, però, doveva riservare altre sorprese. Circa un secolo dopo, nel 1974, sulla collina detta Monti Prama, l’agricoltore Sisinnio Poddi stava arando il campo in previsione della semina quando la lama dell’aratro urtò un’enorme testa di arenaria. Gli scavi portarono alla luce circa 5000 frammenti appartenenti a varie decine di statue raffiguranti guerrieri, pugilatori ed arcieri, alte fra i 2 e i 2,5 metri, risalenti a un periodo databile fra il  X secolo a.C. e l’VIII sec. a.C e molto simili nelle fattezze ai bronzetti nuragici. Furono chiamate “I Giganti di Monti Prama”.  Una scoperta unica,  il più grandioso complesso statuario della Sardegna preromana, che secondo alcuni potrebbe essere antecedente alla statuaria greca. Il Sinis, fino allora depauperato dei suoi tesori archeologici, offriva una nuova risorsa, inaspettata. Cosa è stato dei Giganti dal ‘74 ad oggi? Dopo la scoperta, le statue sono rimaste, in pezzi, nel museo di Cagliari: alcuni erano esposti, gli altri nei magazzini. Il 2008 è l’anno d’inizio del restauro, nel centro di Li Punti, Sassari. Ora il restauro è momentaneamente concluso. Per iniziarlo ci sono voluti trent’anni. Ad ogni modo, ora i Giganti sono stati restaurati e ci si aspetterebbe un loro ritorno al luogo naturale da cui provengono, cioè il Sinis di Cabras. Ci si aspetterebbe che venisse costruita una struttura museale dedicata, in modo che, con l’aiuto degli studiosi, i Giganti iniziassero finalmente a  parlarci della storia e della cultura della nostra terra, finora archeologicamente sfruttata, privata del suo patrimonio culturale e ferita nella sua identità e memoria collettiva; memoria che un artigiano di tremila anni fa volle affidare alla pietra, l’arenaria del Sinis. E’ necessario che i Giganti restino uniti, non solo per la comunità scientifica, ma per quella autoctona che storicamente li ha espressi. Non possono essere valorizzati appieno prescindendo dal ruolo del contesto fisico e dell’interazione sociale che li ha prodotti. C’è bisogno di ricostruire invece di perdere risorse e c’è il bisogno urgente di prendere coscienza del valore delle nostre risorse culturali, per integrarle nello sviluppo economico. Invece, secondo il protocollo d’intesa stipulato dal sindaco di Cabras con la Regione, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e Oristano, i giganti saranno divisi. A Cabras andranno, in mostra temporanea, alcune statue e modelli di nuraghe “scelti tra gli esemplari meglio conservati”. Poi, però, questi andranno a Cagliari, stavolta in mostra permanente, mentre a Cabras torneranno altre sculture originali “fatte salve le esigenze espositive del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari”. Con buona pace dello scomparso archeologo Giovanni Lilliu, generalmente ritenuto il massimo conoscitore della civiltà nuragica, che in una conferenza del 1985 diceva: ”La mia proposta è stata sempre questa, e l’ho detta tante volte al soprintendente: le statue di Monti Prama devono restare qui, in questo contenitore di Cabras, perché sono di Cabras; sono del territorio di Oristano, della Sardegna, dell’Italia, ma sono soprattutto del paese di Cabras. Naturalmente, però, bisogna che ci siano anche gli sforzi degli amministratori, di coloro che vorranno gestire e amministrare il museo, perché questo contenitore diventi una struttura funzionante”.

Articolo scritto per il settimanale L’Arborense

Un pensiero su “I Giganti di Monti Prama ancora divisi dal loro contesto

  1. ai ragazzi si dice sempre che è importante studiare la storia per evitare di commettere gli stessi errori del passato…ma se i primi a non metter in pratica questo antico principio siamo noi, perchè dovrebbero crederci???…

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